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66 Festival di Cannes - Giorno 12 - Zulu di Jerome Salle

26/05/2013 | News
66 Festival di Cannes - Giorno 12 - Zulu di Jerome Salle

Film di chiusura di questo 66esimo Festival di Cannes è "Zulu" di Jérôme Salle con Forest Whitaker e Orlando Bloom.
Cercando di mantenere lo stesso spirito del libro di Caryl Ferey da cui è tratto, il regista ha girato la pellicola a Cape Town in Sud Africa. La storia è quella di due poliziotti alla ricerca di un killer di un giovane ragazza ed invece di proseguire sulla solita tematica americana della vendetta, segue la strada della ricerca del perdono.
Questa tematica è un'eco della storia del Sud Africa dove il governo ha istituito una Commissione per la Verità e la Riconciliazione che consente al colpevole di chiedere il perdono alle proprie vittime.
Salle, quindi, cerca di scavalcare i limiti imposti da una detective story, dando al film una valenza socio-politica.

Trailer

INTERVISTE E CONFERENZA
Salle ha dichiarato che è stato solo un caso che il suo nuovo film, dopo "Anthony Zimmer" (2005) sia un'altra detective story e che questo non significa che sarà sempre destinato a fare film di genere.
"Uno degli aspetti più complicati per la realizzazione del film - spiega il regista - sono state le lingue. Quando sono sul set ho bisogno di usare le giuste parole perché le mie idee e le mie sensazioni prendano forma e ho dovuto farlo in inglese ed è stato frustrante. Il mio vocabolario è quello di un bambino di 12 anni."
Il cineasta pensava che non sarebbe stato in grado di girare il film dato che non gli sembrava giusto parlare del Sud Africa e dell'Apartheid di una regione che non era la sua. "Ho passato molto tempo in quelle zone, cercando di ingaggiare più gente del posto possibile. Non mi sono mai sentito non al sicuro. Dobbiamo ricordare che i poveri sono quelli che soffrono di più la violenza. Il Sud Africa è un personaggio esattamente come gli altri, prima di essere un film sull'Apartheid il mio è un film che parla delle difficoltà che un essere umano o una società intera incontra quando si trova a superare un trauma".
Forest Whitaker ha dichiarato che ha iniziato a girare per le comunità e a fare delle ricerche e in una lenta presa di coscienza di quello che aveva potuto subire il suo personaggio, di come ha tenuto dentro anni di oppressione.
Orlando Bloom ha aggiunto che per lui oltre che con il dialetto e la lingua ha voluto trasformarsi anche fisicamente diventanto più mascolino e robusto rispetto al solito. "Il personaggio che interpreto ha problemi di droga e alcol ed è diverso da qualsiasi personaggio che abbia mai interpretato. Quando le persone si fanno una certa idea di te e difficile mostrargli un altro lato, ma credo che questo film segni un nuovo capitolo nella mia vita." L'attore ha poi continuato: "Non so se sia una cosa francese ma Jerome è stato molto aperto ai suggerimenti ci ha incoraggiati a dire le nostre opinioni e a prenderci delle responsabilità".
Prossimamente vedremo il Salle impegnato nella direzione di un film biografico su Jacques-Yves Cousteau.

ACCOGLIENZA DELLA CRITICA
Da Luca Liguori di Movieplayer possiamo leggere: "Sono i riferimenti al doloroso passato del Sudafrica l'elemento più interessante di una sceneggiatura con troppe sottotrame e personaggi secondari, a cui probabilmente avrebbe giovato una maggiore semplicità dell'intreccio a favore di un maggiore approfondimento del background dei personaggi principali."
Anche Bad Taste non ci va giù leggero con la nuova pellicola di Salle dichiarando: "un film che mette in scena i più banali stereotipi polizieschi americani senza avere la decenza di arricchirli, contestarli, modificarli, sfumarli o anche solo reinterpretarli. [...] Cercando di evitare come può di essere reazionario Salle vorrebbe mettere in scena una riflessione (che effettivamente è in corso a più livelli), mascherata da cinema commerciale, con inseguimenti e molto sangue. Però non ha la decenza di coreografare scene d'azione degne di questo nome e non ha quel rispetto verso il cinema poliziesco che serve a fare un buon film".
L' Hollywood Reporter nel nome di Justin Chang dichiara che il film è un po' troppo superficiale anche se scorrevole. Arricchito da luoghi comuni e accorgimenti che non riescono ad entrare in risonanza con una reale specificità e autenticità.

Sara Prian

 


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